Tutto l'amore di Papa Leone XIV. Un editoriale di Marco Impagliazzo sull'omelia di papa Leone XIV alla liturgia di intronizzazione
PAPA

Tutto l'amore di Papa Leone XIV. Un editoriale di Marco Impagliazzo sull'omelia di papa Leone XIV alla liturgia di intronizzazione

L'insediamento

In una giornata primaverile, nello straordinario scenario di piazza San Pietro gremita di fedeli e alla presenza di più di 150 delegazioni internazionali, è iniziato a Roma il "ministero petrino" di Leone XIV. L'evento si è svolto mostrando i segni di un rito secolare a iniziare dalla preghiera del Papa e dei patriarchi delle Chiese orientali cattoliche al sepolcro di san Pietro, per giungere alla consegna del Pallio pastorale, simbolo del vescovo buon pastore, dell'anello del pescatore, con il richiamo alla figura di Pietro, il primo degli apostoli e l'obbedienza del popolo di Dio al nuovo pontefice.
All'interno del rito solenne sono risuonate le parole del Vangelo in latino e in greco, secondo tradizione, a significare l'universalità della Chiesa cattolica. Il Papa ha preso la parola - a differenza di come si attendevano molti osservatori - non per esporre il manifesto "politico" del suo pontificato, ma per un discorso religioso, profondo e articolato con al cuore i temi dell'amore e dell'unità. Sono queste le dimensioni fondamentali con le quali affrontare quel "cambiamento d'epoca" in cui si trovano oggi la Chiesa e il mondo.

L'amore, nelle parole di Leone, non è certamente un generico `vogliamoci bene" ma richiede l'impegno quotidiano nell'ascoltare tutti, a partire da chi soffre, senza mai "catturare gli altri con la sopraffazione, la propaganda religiosa o i mezzi del potere". E qui il ruolo del Papa che non deve mai cedere alla "tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate". Parole che riprendono quell'affermazione pronunciata durante la sua prima omelia dopo l'elezione nella cappella Sistina ("il Papa non è superman") e ci introducono alla visione di una guida il più possibile collegiale nel governo della Chiesa.

Con queste parole ha risposto all'istanza sollevata dalle assemblee dei cardinali, prima del Conclave. Si è parlato molto nel recente passato di divisioni all'interno della Chiesa cattolica, nella stessa Curia come tra i fedeli, di incomprensioni legate a diversi modi di vedere e interpretare la dottrina, di differenze culturali che hanno prodotto tensioni, talvolta anche forti. Ma la rapidità con cui si è arrivati all'elezione di Papa Prevost ha mostrato la capacità non politica ma spirituale di un'unità che, alla vigilia, molti mettevano in discussione. L'unità della Chiesa - di cui il Papa è il segno - "non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo". Così dicendo Leone allargava il sogno dell'unità alla famiglia dei popoli chiamando in causa anche le altre Chiese cristiane e le altre religioni.

Il metodo è ancora una volta quello del dialogo, eredità del Concilio Vaticano II: "È questa la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l'inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace" Il richiamo alla pace è risuonato a piazza San Pietro così aveva fatto più volte il giorno della sua elezione. Qui c'è una grande continuità di pensiero tra i papi del XX secolo fino a Papa Francesco.
A conclusione della celebrazione Leone ha citato tre fra le tante regioni del mondo che in questo momento soffrono per la guerra. Un forte richiamo a fermare vere e proprie stragi di innocenti e assumere la responsabilità della pace: "A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame. Nel Myanmar nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti. La martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura". Un grido di pace pronunciato davanti ai leader di molti paesi del mondo, seduti nelle prime file e davanti a tutto il popolo cristiano, come testimone, perché non passi inascoltato.


[ Marco Impagliazzo ]