PACE

Preghiera per la Pace a Gaza. Meditazione di Andrea Riccardi sul libro della Genesi (Gen 18,1-12)

 

Genesi 18, 1-12

 
Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo.
Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo". Quelli dissero: "Fa' pure come hai detto". Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: "Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce". All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: "Dov'è Sara, tua moglie?". Rispose: "È là nella tenda". Riprese: "Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio". Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda, dietro di lui.
Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: "Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!".
 
Cari fratelli e care sorelle,
 
Abbiamo ascoltato, nelle letture della domenica passata, questo passo della Genesi. Questo passo che sembra che parli ancora oggi, quando ci raduniamo per pregare. Pregare per la pace, in particolare per la Striscia di Gaza.
 
L’attacco all’unica parrocchia cattolica di Gaza, con morti e feriti, e significativamente uno dei morti cristiani portava il nome di Ibrahim, Abramo, l’attacco non è che uno dei tanti, sistematici atti di violenza che quotidianamente colpiscono la gente di Gaza, già in ostaggio di un regime terroristico.
 
Mi diceva un palestinese di Gaza, esule a Roma e ospite con i suoi figli in una casa della Comunità: "Noi siamo due volte in ostaggio". Del resto, la Comunità è stata sempre pronta ad accogliere chi è riuscito a uscire dalla Striscia. È stata sempre pronta a riunire le famiglie disperse.
 
A Gaza si calpesta la vita, sempre più invivibile per i suoi abitanti. La sopravvivenza è tanto stentata e pericolosa nella Striscia. A Gaza non c’è più niente di sacro, non la chiesa, non la moschea, non un luogo di preghiera, non l’ospedale, non un ambulatorio, non la casa, non la scuola, non una fila che mendica cibo dopo la dura prova della fame e della sete. Nemmeno i bambini, talvolta in fila per il cibo.
 
Niente è più sacro. Ogni giorno il popolo di Gaza paga un tributo di sangue, senza rispetto del diritto umanitario, applicato anche nelle situazioni di guerra. Un popolo viene considerato nemico, passibile di morte.
 
Abbiamo ascoltato sul padre Abramo che sedeva all’ingresso della tenda, corse incontro e si prostrò di fronte a tre stranieri ignoti. Venivano da lontano. Lì invitò a mangiare presso di lui, li onorò. Quella visita fu occasione di una promessa di fecondità, che fece ridere Sara per la sua assurdità. Come era possibile essere feconda, vecchia, avanti negli anni? Ma il Signore disse ad Abramo una parola che ci colpisce nella sua forza di speranza: "C’è forse qualcosa di impossibile per il Signore?"
 
Ospitare un estraneo porta ad accogliere Dio, quel Dio che ci rende fecondi. La nostra speranza è che tutto è possibile a Dio. Questa è la nostra speranza! Anche se sembra che gli uomini non lo vogliano possibile.
 
La guerra, a Gaza e ovunque, la guerra è sterile. Distruzioni, morti, dolori, sofferenze. Sterile, perché brucia il futuro, e il prezzo di questa guerra a Gaza è pagato indiscriminatamente da civili inermi.
 
Ieri Papa Leone ha detto: "Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra e che si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto". Ed ha aggiunto: "Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario, a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di una punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione".
 
Sono parole forti, di un uomo di pace, che indicano una via per uscire da questa sistematica distruzione di un Paese e dei figli di un popolo, il popolo palestinese di Gaza.
 
Dura, questa guerra, da quel tragico ottobre 2023, quando un terrorismo assetato di sangue ha colpito Israele, massacrando innocenti e rapendoli. Da sempre chiediamo il rilascio degli ostaggi, chiediamo la restituzione ai famigliari dei corpi degli uccisi ingiustamente. Ma un intero popolo non può pagare il prezzo di quella follia disumana, con la sistematica distruzione delle vite delle famiglie, senza che si veda un fine e una fine di quella guerra.
 
Fino a quando? Quanto dolore inflitto e, soprattutto e anche, quanto odio seminato! Le lacrime di quanti soffrono o hanno sofferto si uniscono questa sera alla nostra preghiera. Alla nostra preghiera rivolta a quel Signore a cui nulla è impossibile, perché presto restituisca la pace, almeno dia il respiro della tregua. Perché venga il giorno in cui non ci sono più morti, perché non si paghi ogni giorno un tributo di sangue all’idolo della guerra.
 
Finalmente il nostro pensiero va ad Abramo. Padre nostro e di tutti i credenti, cui volentieri ebrei, cristiani e musulmani si riferiscono e considerano modello del credente. Lui veniva considerato, in quelle terre, un principe di Dio.
 
Possa la memoria di Abramo, la memoria del padre di tutti i credenti, ricordare come bisogna accogliersi. E per accogliersi, bisogna accettare la presenza dell’altro. E per accettare tale presenza, bisogna parlarsi e negoziare. Sì, negoziare e parlarsi.
 
In questo tempo, forse, queste realtà così naturali, così spontanee, così umane, parlare e negoziarsi nel disaccordo, sembrano impossibili. E allora, al posto delle parole, vengono le armi. Perché la morte e la guerra oggi mietono tante vittime, tante vittime! E uccidono il futuro di una regione.
 
Dio, grande e misericordioso, Dio che tutto può, conceda presto la pace, fermi le mani che colpiscono, apra la via alla tregua, all’incontro e al negoziato. Perché niente è impossibile a Dio. Amen.
 
O Signore, Padre misericordioso,
che non vuoi che venga sparso il sangue dell’uomo, della donna, dei bambini, noi ti preghiamo. Con la forza del tuo amore, con la persuasione del tuo Spirito, dona la pace a quanti si combattono nei Paesi che abbiamo ricordato, mentre invocavamo la tua pietà. E in particolare dona pace e protezione al popolo di Gaza, che ha a lungo sofferto.
 
Dacci la pace, Signore,
quella pace che non siamo capaci di darci e che ci impediamo l’uno all’altro.
l’altro. Fallo, presto, con la tua forza misericordiosa. Ora e sempre. Amen.