La capitale italiana si trova ad affrontare una grave emergenza sociale che coinvolge migliaia di persone. Secondo i dati dell'Istat, sono 22.000 le persone senza fissa dimora che vivono a Roma, un numero che rappresenta "un quartiere medio di una città grande come Roma che però la sera non torna a casa ma trova riparo in luoghi di fortuna", come ha spiegato Massimiliano Signifredi della Comunità di Sant'Egidio, ospite del TG1.
Di questi 22mila senza dimora, molti vivono in alloggi impropri, ma circa 3.000 vivono completamente all'aperto - nei parchi, nelle stazioni, per strada nelle vie del centro. Sono i più poveri tra i poveri, spesso con importanti problemi psichici o di adattamento sociale. Questi luoghi includono le grandi stazioni come Termini, dove le nuove panchine installate per il Giubileo sono diventate giacigli notturni, alcune zone del centro come l'area di San Pietro, ma anche luoghi isolati dove è più pericoloso vivere proprio perché la solitudine li espone maggiormente alla violenza.
Il panorama della povertà estrema nella Capitale vede altri tremila senza dimora nei dormitori delle associazioni o comunali, duemila-tremila in baracche di fortuna sotto i ponti o nei parchi, mentre la fascia più numerosa, circa diecimila persone, alloggia in strutture occupate.
La Comunità di Sant'Egidio svolge un ruolo fondamentale nell'assistenza attraverso un lavoro di prossimità continuativo, visitando le persone nei luoghi dove vivono e distribuendo pasti caldi, bevande, coperte e bottiglie d'acqua durante l'estate. Questo approccio porta a storie di riscatto come quella di un uomo che per anni ha vissuto in un chiosco di biciclette a Villa Borghese e che oggi, dopo essere stato avvicinato con pazienza e fiducia, è riuscito a trovare una casa. "Dalla strada si può uscire, è difficile, la strada non è una condanna", sottolinea Signifredi.
Ma serve l'impegno di tutti. Molti giovani scoprono nell'aiutare chi vive per strada una cura anche per la propria solitudine, perché aiutare gli altri fa bene anche a chi aiuta.
L'emergenza dei senza dimora a Roma richiede interventi strutturali ma anche uno sguardo umano capace di trasformare l'indifferenza in prossimità.